Una notizia che scuote il portafoglio di milioni di italiani è atterrata direttamente in Gazzetta Ufficiale nella tarda serata di mercoledì 14 maggio, con effetto sorpresa e soprattutto immediato: stiamo parlando del nuovo decreto interministeriale che ridisegna le accise sui carburanti. Preparatevi, perché da ieri, giovedì 15 maggio, fare il pieno potrebbe riservare sensazioni diverse a seconda che guidiate un’auto diesel o benzina. Il diesel, infatti, costerà di più, mentre per la benzina è previsto un alleggerimento.

Un provvedimento firmato dai ministri dell’Ambiente, dell’Economia, delle Infrastrutture e Trasporti, e dell’Agricoltura, che dà subito concretezza a uno dei tasselli della riforma fiscale, quello sulla revisione delle accise. Ma bando ai tecnicismi, andiamo dritti al sodo: cosa cambia per gli automobilisti? Andiamo a vederlo insieme.

Diesel più caro, benzina meno: l’effetto è immediato

La novità più impattante è che le accise sul gasolio utilizzato come carburante vedono un aumento di 1,5 centesimi di euro al litro. Contestualmente, e questa è la buona notizia per una parte degli utenti, le accise sulla benzina subiscono una riduzione dello stesso importo: 1,5 centesimi di euro al litro in meno.

Questo significa che, da ieri, le aliquote di accisa sono state rideterminate come segue:

  • Benzina: 71,34 centesimi di euro per litro (prima era 72,84 centesimi)
  • Gasolio: 63,24 centesimi di euro per litro (prima era 61,74 centesimi)

Una mossa che, come specificato nel decreto, entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione, quindi già da ieri. Resta ora da vedere come le singole compagnie petrolifere e le stazioni di servizio recepiranno e “ammortizzeranno” queste variazioni sui prezzi finali al consumo. Se volete sapere come è composto il prezzo della benzina alla pompa, ma anche chi lo decide e quanto incidono le accise sul costo finale della benzina al litro, vi consigliamo il nostro articolo a questo indirizzo.

La “svolta green” e il riallineamento fiscale: le ragioni del cambiamento

Ma perché questa decisione apparentemente improvvisa? Le motivazioni sono molteplici e vanno lette in una prospettiva più ampia. In primis, si tratta di un percorso di riavvicinamento graduale tra le due forme di prelievo sui carburanti, un riallineamento che la riforma delle accise prevede si compia nell’arco di un quinquennio.

Un altro fattore cruciale è la volontà di ridurre i cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi (Sad). Non è un mistero che il diesel sia considerato più inquinante della benzina, e questa manovra va proprio nella direzione di penalizzarlo fiscalmente. Un passo che si inserisce in una logica di transizione green e di revisione delle spese fiscali, come peraltro previsto nel Piano Strutturale di Bilancio in linea con gli impegni del PNRR per la riduzione dei sussidi dannosi entro il 2030.

Interessante notare che la decisione sulla variazione delle accise (che per ogni anno del quinquennio può oscillare tra 1 e 1,5 centesimi al litro) è stata presa tenendo conto dell’andamento dei prezzi medi al consumo nei due mesi precedenti. Nelle premesse del decreto si legge infatti che, rispetto alla media del 2024, nei due mesi solari antecedenti al provvedimento i prezzi erano scesi del 3,75% per la benzina e del 3,87% per il gasolio. Considerato questo trend in discesa, si è optato per intervenire con la variazione massima consentita (1,5 centesimi).

Non solo tasse: ecco dove andranno le risorse extra

Vi starete chiedendo dove finiranno le maggiori entrate derivanti da questo aumento dell’accisa sul diesel (al netto della quota per le regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano). L’articolo 3 del decreto ministeriale è chiaro: saranno destinate all’incremento del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale. In parole povere, serviranno a finanziare il rinnovo contrattuale del trasporto pubblico locale.

Secondo le analisi, una volta completato l’intero processo di allineamento delle accise tra diesel e benzina, si potrebbe arrivare a un gettito aggiuntivo di circa 1,1 miliardi di euro. Questa cifra è il risultato della differenza tra circa 1,93 miliardi in più incassati dal gasolio e gli 830 milioni in meno dalla benzina. Tuttavia da questo calcolo andranno sottratti gli importi relativi al gasolio impiegato in agricoltura e ai biocarburanti, che beneficeranno ancora di un’aliquota ridotta. Per dare un’idea, il solo rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri richiederà a regime circa 500 milioni, quasi la metà delle nuove risorse generate.

Insomma, si tratta di una manovra che tocca direttamente le tasche degli italiani, con un occhio all’ambiente e un altro alle casse destinate a migliorare (si spera) il trasporto pubblico. Staremo a vedere come evolverà la situazione dei prezzi alla pompa nei prossimi giorni e quali saranno gli effetti a lungo termine di questa “rivoluzione” delle accise.