Un gruppo di ricerca dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, ha fatto sapere di aver scovato i più forti indizi rilevati finora di attività biologica al di fuori del sistema solare: dei composti chimici legati ai processi organici, per quanto ne sappiamo attualmente. Si tratta di una scoperta importante per lo studio di possibili forme di vita extraterrestre, ma lo stesso gruppo di astronomi invita alla cautela.
Nello specifico, nell’atmosfera dell’esopianeta K2-18b il telescopio James Webb ha rilevato le impronte chimiche del dimetil solfuro (DMS) e del dimetil disolfuro (DMDS), che sulla Terra sono prodotti solo da forme di vita, principalmente microbiche come alghe e fitoplancton, si nelle nell’articolo pubblicato oggi sulla rivista The Astrophysical Journal Letters.
C’è vita sull’esopianeta K2-18b, forse
K2-18b è un esopianeta, ovvero un pianeta non appartenente al Sistema solare, che si trova a circa 124 anni luce di distanza dalla Terra (a oltre un milione di miliardi di chilometri), un pianeta che ha una massa 8,6 volte e un diametro 2,6 volte maggiori della Terra e che è stato scoperto nel 2015 grazie al telescopio spaziale Kepler.
Non è quindi una novità, nemmeno per gli astrobiologi, coloro i quali studiano le possibili forme di vita extraterrestre, che già monitoravano K2-18b da tempo per la sua particolare posizione rispetto alla sua stella di riferimento, la nana rossa K2-18, posizione potenzialmente favorevole alle attività biologiche perché paragonabile alla nostra zona abitabile per quantità di energia stimata disponibile.
Grazie al James Webb Space Telescope, un potente telescopio spaziale lanciato in orbita alla fine del 2021, è stato possibile osservare e studiare la composizione dell’atmosfera di K2-18b, osservazioni dalle quali già nel 2023 erano emersi i primi indizi della presenza del dimetil solfuro (DMS, una sostanza organica che sulla Terra è solitamente prodotta dalle alghe marine.
Come anticipato, oltre a questa molecola, il gruppo di ricerca dell’Università di Cambridge ha rilevato di recente anche il dimetil disolfuro (DMDS), un’altra sostanza prodotta in prevalenza da processi biologici, e quindi due potenziali indicatori della presenza di vita su K2-18b. Pur provando a ripetere le misurazioni e i calcoli per escludere falsi positivi dalla determinazione della composizione chimica dell’atmosfera, i risultati hanno confermato tali rilevazioni.

Mostra le rilevazioni di dimetil solfuro e dimetil disolfuro nell’atmosfera di K2-18b effettuate con il telescopio James Webb
Secondo quanto rilevato dallo studio, le concentrazioni di DMS e DMDS sono molto diverse da quelle terrestri: si stima che siano migliaia di volte superiori su K2-18b rispetto ai livelli osservati nell’atmosfera terrestre. «Precedenti studi teorici avevano previsto che alti livelli di gas solforosi come DMS e DMDS fossero possibili sui pianeti iceani (lo stesso K2-18b viene considerato un pianeta iceano, hycean in inglese dall’unione delle parole hydrogen e ocean, ovvero dotato di un’atmosfera ricca di idrogeno e di una superficie ricoperta da un oceano, ndr). E ora li abbiamo osservati, in linea con quanto previsto. Considerando tutto ciò che sappiamo di questo pianeta, un mondo iceano con un oceano brulicante di vita è lo scenario che meglio si adatta ai dati in nostro possesso» ha detto il professore Nikku Madhusudhan dell’Istituto di Astronomia dell’Università di Cambridge.
Potrebbero essere dei validi indizi della presenza di vita su K2-18b (di qualche organismo vivente), ma ci sono ancora molti dubbi da fugare, in attesa di future osservazioni da analizzare. «È importante essere profondamente scettici sui nostri risultati, perché solo testando e testando ancora potremo raggiungere il punto in cui ne siamo certi. È così che funziona la scienza” ha sottolineato Madhusudhan.
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