La Federal Communications Commission ha deciso di inserire droni e componenti di produzione estera nella propria “Covered List”, provocando un notevole scossone nel mercato dei droni negli Stati Uniti. La motivazione ufficiale è legata alla sicurezza nazionale, ma le conseguenze pratiche rischiano di essere molto più ampie, soprattutto per quei piloti commerciali che basano il loro lavoro su questi dispositivi.
Il provvedimento della FCC impedisce di fatto ai nuovi modelli di droni stranieri di ottenere le certificazioni necessarie per essere venduti sul territorio statunitense, poiché ritenuti una minaccia per la sicurezza pubblica. I dispositivi già in uso e quelli già approvati in passato potranno continuare ad essere utilizzati o venduti, ma il blocco delle future importazioni cambia radicalmente lo scenario.
A pagare il prezzo più alto di questa decisione è l’azienda cinese DJI, che oggi domina il mercato statunitense con una quota stimata tra il 70 e il 90% considerando ambito commerciale e governativo. Con la Cina fuori dai giochi, il mercato dei droni statunitense potrebbe andare incontro ad una forte crisi, con conseguenze negative in diversi settori.
Le alternative fatte in casa sono poche e di bassa qualità
Per molti professionisti, DJI rappresenta l’unica scelta realmente affidabile nella produzione di droni. Negli Stati Uniti sono ufficialmente registrati quasi 500.000 piloti di droni commerciali e una larga parte di essi utilizza proprio droni prodotti da DJI per attività cruciali come edilizia, agricoltura, immobiliare, ispezione delle infrastrutture e sicurezza pubblica.
Secondo chi lavora sul campo, le alternative prodotte all’interno degli Stati Uniti esistono, ma spesso costano di più e hanno prestazioni inferiori. Le critiche maggiori arrivano anche e soprattutto da chi vorrebbe sostenere il mercato interno, ma allo stato attuale i droni americani non possono competere con quelli cinesi sul piano tecnologico e delle prestazioni pure.
La preoccupazione sollevata dalla scelta della FCC americana è tale che diversi operatori stanno già mettendo da parte droni, batterie e pezzi di ricambio per garantire continuità operativa nei prossimi anni. Molte aziende americane hanno già ammesso di aver acquistato e messo da parte decine di droni già approvati dalla FCC, consapevoli che il 2026 potrebbe rappresentare un punto di svolta in negativo per il settore.
Un sondaggio condotto dal Pilot Institute su circa 8000 piloti commerciali rivela che il 43% teme un impatto negativo o addirittura il rischio di bancarotta, mentre l’85% ritiene che la propria attività non potrebbe sopravvivere oltre due anni senza l’accesso a nuovi droni prodotti all’estero. Le petizioni non stanno tardando ad arrivare al Congresso e alla Casa Bianca, poiché la scelta della FCC rischia di compromettere seriamente un’industria che oggi è parte integrante delle attività americane, con conseguenze che potrebbero andare ben oltre il mondo dei droni.
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