Stellantis può aver rallentato o rivisto alcuni dei suoi piani più ambiziosi sull’elettrico, come il Ram REV completamente elettrico o le versioni di punta della Dodge Charger Daytona R/T EV, ma sul fronte tecnologico il gruppo non sembra intenzionato a fermarsi.

Un nuovo brevetto appena assegnato descrive infatti un sistema innovativo pensato per migliorare in modo significativo la sicurezza delle batterie negli EV, intervenendo in maniera attiva contro il rischio di thermal runaway, ovvero la reazione a catena che può portare all’incendio di un pacco batterie.

Il tema resta particolarmente sensibile nell’immaginario collettivo. Nonostante i dati mostrino chiaramente che le auto elettriche prendono fuoco molto meno frequentemente rispetto ai veicoli con motore termico, alcuni episodi molto strumentalizzati dai media, come i primi incendi delle Tesla o il complesso richiamo della prima generazione di Chevrolet Bolt, hanno contribuito ad associare EV e rischio incendio nella percezione di una parte del pubblico generalista.

È proprio a questi potenziali clienti, ancora indecisi sul passaggio all’elettrico, che sembra rivolgersi il nuovo sistema sviluppato dal gruppo che controlla marchi come Chrysler, Jeep, Dodge e Peugeot. Vediamo di cosa si tratta.

Stellantis propone un approccio proattivo alla sicurezza delle batterie

Secondo quanto riportato dal portale MoparInsiders, il brevetto di Stellantis descrive un sistema di soppressione del thermal runaway integrato direttamente nel pacco batteria. A differenza delle soluzioni tradizionali, che puntano soprattutto su barriere passive o sul contenimento dell’evento dopo che si è verificato, questo approccio mira a intervenire in modo tempestivo, isolando la cella problematica prima che il surriscaldamento si propaghi alle altre.

Il cuore del sistema, spiega il colosso, sta in una rete di canali e meccanismi che permettono di rilasciare una schiuma altamente isolante e ignifuga direttamente nelle aree critiche del pacco batterie. Quando i sensori rilevano un aumento anomalo della temperatura in una cella, il sistema entra in funzione e inonda la zona interessata, rallentando in modo drastico o bloccando del tutto la reazione a catena che può portare a un guasto catastrofico.

Come funziona il sistema brevettato

Stando a quanto dichiarato dall’azienda e riportato sul brevetto, questo descrive una batteria che, all’esterno, appare simile a quelle già utilizzate oggi sugli EV, ma che integra una serie di componenti aggiuntivi posizionati strategicamente attorno alle celle. Tra gli elementi chiave figurano:

  • Un serbatoio flessibile riempito con una sostanza ignifuga, collocato in prossimità delle celle, solitamente tra queste e la parte superiore del pacco batteria. Il materiale polimerico consente al serbatoio di essere perforato quando necessario.
  • Un sistema di lame di attivazione, suddiviso in due gruppi. Il primo è progettato per perforare il serbatoio e rilasciare la sostanza ignifuga, mentre il secondo colpisce punti specifici delle linee di raffreddamento o dei dissipatori di calore, consentendo alla schiuma refrigerante di raggiungere esattamente l’area interessata.
  • Sezioni speciali delle linee di raffreddamento, dotate di micro-aperture sigillate con materiali morbidi. Questi tappi sono sufficientemente resistenti per mantenere la pressione durante il funzionamento normale, ma possono essere facilmente perforati dalle lame in caso di emergenza.
  • Dispositivi di attuazione collegati a un controller, che azionano le lame nel momento in cui viene rilevato un evento termico anomalo.

Uno degli aspetti più interessanti del brevetto è il fatto che il sistema si integra con l’architettura di gestione termica già presente nelle batterie moderne. I pacchi batteria degli EV utilizzano normalmente circuiti di raffreddamento a liquido, spesso basati su una miscela di acqua e glicole, che scorre attraverso dissipatori posti sotto o attorno alle celle per mantenere temperature operative ottimali.

Il nuovo sistema di Stellantis sfrutta proprio questa infrastruttura esistente, aggiungendo un livello di sicurezza attivo che entra in funzione solo in situazioni anomale. I sensori di temperatura già distribuiti nel pacco batteria forniscono i dati necessari per rilevare il problema e attivare la risposta in modo mirato.

Una risposta a un problema di percezione pubblica

Dal punto di vista statistico, il rischio di incendio nelle auto elettriche resta basso. Tuttavia, per quella fascia di consumatori spesso definita dalla fonte del report “early majority” ovvero più cauta, conservativa e meno incline a sperimentare nuove tecnologie, la sicurezza percepita gioca un ruolo decisivo.

Soluzioni come quella brevettata da Stellantis potrebbero contribuire a rafforzare la fiducia nel passaggio all’elettrico, soprattutto in un mercato come quello statunitense, dove il tema degli incendi delle batterie ha avuto grande risonanza mediatica.

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