Il CEO di Epic Games, Tim Sweeney, è tornato a parlare del ruolo dell’intelligenza artificiale nello sviluppo dei videogiochi, prendendo di mira le etichette “Made with AI” introdotte da Steam e da altri store digitali per contrassegnare i contenuti realizzati con intelligenza artificiale. Secondo Sweeney, però, questi avvisi presto diventeranno irrilevanti, perché l’uso dell’AI sarà parte integrante di quasi tutti i processi di produzione.
Indice:
Tim Sweeney: “L’AI sarà ovunque, quindi perché etichettarla?”
In un post pubblicato su X, Sweeney ha risposto a un utente che chiedeva a Steam e ad altre piattaforme di rimuovere le etichette dedicate ai contenuti generati con AI.
“L’etichetta AI ha senso in contesti come mostre d’arte o mercati di licenze digitali, dove è importante chiarire la paternità o la gestione dei diritti, ma non nei negozi di videogiochi, dove l’intelligenza artificiale farà parte di quasi ogni processo produttivo futuro.”
Il fondatore di Epic ha poi rincarato la dose con un tono ironico: “Perché fermarsi all’AI? Potremmo obbligare gli sviluppatori a dichiarare anche la marca di shampoo che usano. I clienti hanno diritto di sapere, no?”
Agreed. The AI tag is relevant to art exhibits for authorship disclosure, and to digital content licensing marketplaces where buyers need to understand the rights situation. It makes no sense for game stores, where AI will be involved in nearly all future production.
— Tim Sweeney (@TimSweeneyEpic) November 26, 2025
Steam e la svolta sull’intelligenza artificiale
Il riferimento è alla decisione di Valve, la società che gestisce Steam, di aggiornare le proprie linee guida per consentire la pubblicazione di giochi che utilizzano contenuti generati da AI, purché tale uso venga esplicitamente dichiarato. Si tratta sicuramente di una svolta significativa, arrivata dopo mesi di incertezza e casi di titoli rifiutati per dubbi sulla provenienza dei materiali grafici o testuali.
Sweeney, che gestisce anche l’Epic Games Store, competitor diretto di Steam, ritiene che un simile approccio sia già superato in quanto, a suo avviso, la trasparenza sull’uso dell’AI può avere un senso in ambiti dove i diritti d’autore o la provenienza delle opere sono centrali, ma non nel contesto dei videogiochi commerciali, dove l’intelligenza artificiale fa ormai parte del flusso di lavoro quotidiano della stragrande maggioranza delle case produttrici, dunque etichettarle come tali sarebbe semplicemente superfluo e ingiusto, secondo Sweeney.
Il commento di Sweeney arriva in un momento particolarmente delicato per quanto riguarda il tema AI all’interno dell’industria. All’inizio di novembre, Junghun Lee, CEO del publisher Nexon, aveva affermato che “è ormai importante presumere che ogni azienda di videogiochi stia utilizzando l’AI”, rispondendo alle critiche sull’impiego di doppiaggi sintetici nel gioco Arc Raiders.
Anche in quell’occasione Sweeney era intervenuto, sostenendo che l’intelligenza artificiale “aumenta la produttività umana di ordini di grandezza” e che questo dovrebbe tradursi nella creazione di giochi migliori, non nella riduzione del personale.
In sintesi, per Sweeney, l’AI è un acceleratore naturale del lavoro creativo, non una minaccia all’autenticità del mezzo utilizzato o un sostituto della creatività impiegata nella realizzazione dei videogiochi. Tuttavia, non tutti i colleghi condividono lo stesso entusiasmo.
Un’industria ancora divisa sulla questione
Se da un lato le grandi aziende vedono l’intelligenza artificiale come un alleato e, parliamoci chiaro, come un espediente per attrarre e accontentare investitori e CEO, dall’altro molti sviluppatori indipendenti pare abbiano iniziato a usare l’etichetta “AI-free” come un argomento di vendita, promettendo giochi realizzati senza l’aiuto di sistemi generativi; quindi una strategia praticamente all’opposto di quanto sta avvenendo nell’industria tecnologica in generale in cui l’IA è molto spesso ancora oggi un modo creativo per impacchettare in maniera più coinvolgente delle funzioni smart.
La realtà, però, è che l’AI è già radicata in gran parte dell’industria tecnologica. Microsoft, ad esempio, ha dichiarato che il 91% dei suoi team di ingegneri utilizza GitHub Copilot, e strumenti di supporto automatico alla scrittura del codice o al design sono ormai diffusi ovunque.
Per Sweeney, dunque, insistere su un’etichetta “Made with AI” equivale a etichettare l’ovvio. E col tempo, sostiene, la distinzione tra giochi fatti con AI o senza perderà qualsiasi significato.
Sarà interessante capire come evolverà questo dibattito che è tutt’altro che chiuso. Per ora, la provocazione di Sweeney ha sicuramente attirato l’attenzione del discorso pubblico, staremo a vedere se, e in che modo, Steam deciderà di rispondere e quale direzione intraprenderà a riguardo l’intera industria videoludica.
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