In questi giorni è diventato virale sui social cinesi il video di una Xiaomi SU7 che sembra “andarsene da sola” da un parcheggio, lasciando sbalordito il proprietario che si trovava all’interno di un locale.

Un episodio che ha sollevato ironie, critiche e preoccupazioni sulla sicurezza dei sistemi di guida automatizzata. Dopo giorni di speculazioni, Xiaomi ha chiarito l’accaduto, spiegando che non si è trattato di un malfunzionamento del software, bensì dell’attivazione involontaria della funzione Remote Parking Assist (RPA), il sistema che consente di muovere l’auto a distanza tramite smartphone. Facciamo chiarezza.

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Il SUV Xiaomi è “scappato” a causa di un comando partito dallo smartphone del proprietario

Secondo la ricostruzione ufficiale diffusa da Xiaomi alla stampa locale, il comando che ha avviato il movimento della vettura è stato inviato da un iPhone 15 Pro Max regolarmente associato al veicolo.

Il sistema RPA, spiega l’azienda, può entrare in funzione solo quando riceve un input da un dispositivo autorizzato e entro un determinato raggio Bluetooth, previsto dal protocollo di sicurezza.

Ciò significa che l’auto non ha agito in maniera indipendente: qualcuno, o qualcosa, ha effettivamente inviato un segnale di comando.

Tuttavia, non è ancora chiaro come ciò sia avvenuto, ovvero se per errore dell’utente, per un tocco accidentale sullo schermo o per un’anomalia momentanea nell’app di controllo.

Per fare chiarezza, Xiaomi ha condiviso con il proprietario gli estratti dei log operativi del veicolo, in cui si vede la sequenza precisa dei comandi ricevuti e il momento esatto in cui la funzione di parcheggio remoto è stata attivata.

L’uomo, dopo aver visionato i dati insieme ai tecnici dell’azienda, ha confermato pubblicamente la versione di Xiaomi:

“Abbiamo verificato tutto insieme, non ci sono discrepanze,” ha scritto in un post su Weibo.

Nonostante ciò, il proprietario ha chiesto che l’azienda pubblichi l’intero log dell’evento, e non solo porzioni selezionate, per consentire un’analisi indipendente e più trasparente sul comportamento del sistema.

Xiaomi ha anche ammesso che, nelle prime ore successive all’incidente, la comunicazione interna è stata poco chiara. Alcuni termini tecnici usati nei messaggi interni avevano fatto pensare a un altro modello di smartphone, alimentando così l’ipotesi di un bug o di un difetto nel software dell’auto.

Al di là dell’episodio, la vicenda mette in luce un tema cruciale per il futuro dei veicoli connessi e semi-autonomi, cioè quello della tracciabilità e della responsabilità dei comandi digitali.

Quando un’auto può muoversi in risposta a un input remoto, anche se in modo controllato, diventa fondamentale capire chi ha eseguito realmente l’azione.

Questo confine, già delicato nel caso dei software di guida assistita, si complica ulteriormente con l’introduzione di funzioni come il parcheggio remoto, ormai presenti in molti modelli premium, dalle Tesla con il sistema Smart Summon ai veicoli BYD, che ha recentemente dichiarato di assumersi la piena responsabilità in caso di danni causati dal proprio sistema di parcheggio autonomo.

Xiaomi difende la sicurezza del suo sistema

Nel suo comunicato, Xiaomi ha ribadito di aver rispettato tutte le procedure di sicurezza previste dal protocollo RPA. La funzione, sottolinea l’azienda, può essere attivata solo da un telefono autorizzato, connesso e presente nelle vicinanze dell’auto.

L’azienda ha inoltre confermato che continuerà a monitorare da vicino il comportamento del sistema, ma non ritiene necessario sospendere o modificare il funzionamento dell’RPA, giudicandolo conforme agli standard di sicurezza vigenti.

Il “caso SU7” ha messo in discussione non tanto la tecnologia, quanto il rapporto di fiducia tra utenti e costruttori in un’epoca in cui le auto si muovono e reagiscono in base a comandi digitali sempre più sofisticati.

Anche se in questo caso non si è trattato di un errore dell’auto, l’episodio evidenzia quanto sia delicato il confine tra comodità e controllo, e quanto sarà importante, in futuro, garantire trasparenza assoluta sui dati e sui log operativi ogni volta che una vettura prende decisioni “in autonomia”.

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