Al terzo tentativo SpaceX è finalmente riuscita a completare con successo il decimo volo di Starship, il velivolo più grande e potente mai costruito dall’uomo e destinato, almeno nei piani di Elon Musk, a diventare il vettore di riferimento per l’esplorazione spaziale di nuova generazione. Dopo due rinvii consecutivi, uno dovuto a una perdita di ossigeno liquido nei sistemi di rifornimento del secondo stadio e l’altro causato da condizioni metereologiche avverse, la finestra giusta è arrivata nella notte tra il 26 e il 27 agosto 2025, con il decollo avvenuto da Starbase in Texas alle 01:30 italiane.

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Il decimo volo di Starship centra tutti gli obbiettivi prefissati

Non bisogna dimenticare che questo traguardo arriva dopo mesi di prove, incidenti e piccoli passi avanti, la Starship Block 2, introdotta a gennaio di quest’anno, non era mai riuscita a completare pienamente il piano di volo; un prototipo era esploso sul pad durante i test, mentre gli altri avevano raccolto dati preziosi negli ultimi voli di test ma senza portare a termine tutte le fasi previste. La Ship 37, affiancata dal Booster 16, è invece riuscita a segnare tutti i punti presenti nella checklist, dimostrando che il progetto sta entrando in una fase più matura.

Il contesto è importante, SpaceX punta a fare di Starship il primo sistema di trasporto spaziale completamente riutilizzabile, capace di ridurre drasticamente i costi di accesso in orbita e, in prospettiva, abilitare missioni su larga scala verso la Luna e Marte; ogni volo di test dunque non va letto solo come un lancio andato a buon fine, ma come un passo concreto verso quell’obbiettivo finale.

Nonostante il successo, il decimo volo di Starship non è stato privo di imprevisti, poco prima della manovra di hot staging, che consiste nell’accensione dei motori del secondo stadio prima della separazione per garantire continuità di spinta, uno dei motori centrali di Super Heavy si è spento prematuramente; tuttavia, il Booster 16 ha eseguito correttamente la fase di ascesa e ha permesso alla Ship 37 di proseguire come da programma.

La fase di rientro di Super heavy è stata altrettanto interessante, SpaceX ha volutamente imposto al booster un angolo di attacco più ripido del previsto, allo scopo di stressare la struttura e raccogliere dati sul comportamento in condizioni estreme. Anche nella fase finale, invece di simulare un atterraggio standard, l’azienda ha scelto di accendere solo due dei tre motori Raptor interni, testando uno scenario utile per il futuro ritorno verso la torre di lancio; nessuna cattura al volo era pianificata, ma il test ha dimostrato che la manovra potrebbe essere possibile anche in caso di problemi parziali ai motori.

La vera protagonista è stata però la Ship 37, che dopo diversi tentativi falliti da parte delle sue sorelle è riuscita a portare a termine ogni step del volo; per la prima volta infatti abbiamo assistito al rilascio di otto simulatori Starlink (finti satelliti programmati per rientrare e distruggersi nell’atmosfera), l’operazione è durata circa sei minuti e ha permesso a SpaceX di validare i meccanismi di movimentazione del carico, fondamentali in vista del trasporto reale di decine di satelliti Starlink di nuova generazione (con la futura Starship Block 3 l’azienda prevede di poter lanciare fino a 60 unità alla volta).

Non meno significativo il test in orbita di un motore Raptor, acceso nello spazio a circa 38 minuti dal decollo, una manovra riuscita solo in un’altra occasione su dieci voli complessivi e considerata fondamentale per dimostrare la capacità di effettuare accensioni multiple, indispensabili per manovre di deorbita e per le missioni di lunga durata verso la Luna e oltre.

Il rientro atmosferico del secondo stadio di Starship è stato pianificato come un vero e proprio stress test, la Ship 37 ha affrontato un ingresso con angolo accentuato con l’obbiettivo di sollecitare le superfici aerodinamiche inferiori e, soprattutto, le nuove ali superiori introdotte in questa generazione; come previsto, le immagini hanno mostrato danni visibili ai flap, ma il velivolo ha proseguito fino all’ammaraggio controllato nell’Oceano Indiano, nei pressi di una boa predisposta per il monitoraggio.

Al contatto con l’acqua Starship si è ribaltata ed è esplosa, un esito atteso dal momento che non era pianificato alcun recupero, lo scopo principale era raccogliere dati, e in questo senso la missione può essere definita un successo completo.

Con il successo di questo volo SpaceX chiude idealmente il capitolo Block 2, rimane infatti un solo prototipo in costruzione, mentre l’attenzione è già tutta rivolta alla Starship Block 3 attesa per la fine dell’anno. Questa nuova generazione includerà un nuovo Super Heavy e una versione rivista della Ship, con miglioramenti tanto sul fronte strutturale quanto su quello dei sistemi di propulsione e aerodinamica.

Le prossime missioni partiranno inoltre dal secondo pad di Starbase, attualmente in costruzione e progettato per supportare una campagna di lanci più fitta; è qui che SpaceX intende avvicinarsi al ritmo operativo necessario per le missioni Artemis, in cui Starship avrà il compito di portare gli astronauti dalla Lunar Gateway alla superficie lunare.

Un dettaglio non secondario riguarda la presenza di Elon Musk alla diretta del decimo volo di prova, mai prima d’ora il CEO aveva partecipato pubblicamente a una trasmissione dedicata a un volo di Starship, sebbene fosse spesso presente nella sala di controllo; un segnale chiaro di quanto l’azienda consideri strategica questa campagna di test.

Il decimo volo rappresenta quindi molto più di un semplice test riuscito, è il primo vero consolidamento delle capacità di Starship Block 2 e, allo stesso tempo, il trampolino di lancio per la prossima evoluzione del progetto.

In conclusione, con questo successo SpaceX spezza la maledizione della Block 2 e dimostra che Starship non è più solo un prototipo sperimentale, ma un sistema che sta iniziando a consolidarsi; l’attesa è ora tutta per la Block 3, chiamata a fare il passo successivo: voli più affidabili, capacità di trasporto satellitare su larga scala e soprattutto la possibilità di avvicinarsi al sogno dichiarato da Musk, portare l’umanità oltre i confini della Terra.

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