È stato acceso per la prima volta ieri mattina a Torino un computer quantistico IQM, il primo e unico in Italia (nel mondo ce ne sono in tutto 12). Fa parte di un progetto di collaborazione tra il Politecnico di Torino, la Fondazione LINKS (ente strumentale di Fondazione Compagnia di San Paolo) e l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM), un progetto al servizio della ricerca universitaria e delle aziende interessate che mette a disposizione uno strumento all’avanguardia dalle grandi potenzialità.

“L’obiettivo del nostro ecosistema Politecnico è quello di costituire un primo hub in cui l’accademia e i centri di innovazione lavorino insieme, in modo tale da rendere questa tecnologia fruibile ed esportabile all’attività dell’industria verso la società. Rappresentiamo una delle prime applicazioni italiane che utilizzano questo tipo di tecnologia: si tratta, per noi, di un aspetto importante perché da un lato ci consente di costruire percorsi di formazione innovativi, dall’altro ci permette di mettere a sistema queste nuove traiettorie scientifiche con il tessuto industriale del sistema italiano e del sistema Piemonte” ha commentato il rettore del Politecnico di Torino Stefano Corgnati.

Offerta

Xiaomi Smart Band 10

33.67€ invece di 49.99€
-33%

A Torino un computer quantistico per innovare

Si tratta di un computer quantistico a cinque qubit prodotto dall’azienda finlandese IQM Quantum Computers, dispositivo simile per funzionamento al computer quantistico a semiconduttori costruito di recente dall’Università Federico II di Napoli, che però è destinato alla ricerca.

A differenza dei computer tradizionali che funzionano effettuando calcoli basati sui bit, unità di informazione a due valori (1 o 0), i computer quantistici usano invece i qubit (da quantum bit, ovvero bit quantistici) che combinano entrambi avendo così più valori utili grazie al principio della sovrapposizione, semplificando (qui trovate maggiori informazioni).

Grazie a questa loro caratteristica, i computer che utilizzano i qubit consumano molta meno energia e, soprattutto, possono svolgere in tempi enormemente inferiori i calcoli effettuati con i computer tradizionali, cosa che li rende potenzialmente rivoluzionari, se non fosse per le grandi difficoltà di gestione legate alle bassissime temperature che necessitano e alla fragilità intrinseca dei qubit che li rende molto soggetti a errori.

Per quanto motivo, il computer quantistico di IQM è dotato di un sistema criogenico che opera a una temperatura di circa 20 millikelvin, vicina allo zero assoluto (-273,15° C), un ambiente isolato e controllato che arriva a una temperatura simile proprio per garantire la coerenza quantistica dei qubit creando le condizioni ideali per il funzionamento dei vari circuiti quantistici del computer.

Oltre ai qubit gioca qui un ruolo importante anche l’apprendimento automatico (Quantum Machine Learning) che permette di eseguire molte operazioni simultaneamente, e di esplorare in modo efficiente uno spazio di ricerca estremamente complesso, ha sottolineato il Politecnico di Torino nel comunicato stampa relativo.

computer quantistico IQM Italia

La crittografia, la cybersecurity, l’intelligenza artificiale, la finanza, la farmacologia, la logistica e la distribuzione sono alcuni dei settori in cui i computer quantistici introdurranno innovazioni significative. Grazie a tale progetto, alla macchina quantistica in questione, ai partner e agli oltre 30 esperti ed esperte del personale docente e di ricerca, l’iniziativa mira ad avere un forte impatto sia nel contesto universitario ma anche in quello aziendale e industriale.

“Aspetto di particolare interesse per LINKS è il fatto che l’operazione vede già ora manifestazioni d’interesse di diversi partner industriali. Aumenterà quindi il numero delle imprese che già ora, con l’accompagnamento dei nostri ricercatori, si stanno avvicinando a questo nuovo paradigma computazionale, capace di risolvere in un modo radicalmente diverso problemi tecnici prima intrattabili, dalla finanza alla scienza dei materiali, dalla logistica alla crittografia” ha sottolineato Stefano Buscaglia, Direttore generale della Fondazione LINKS.