Dopo un po’ di tempo torniamo a parlare di Neuralink, era la primavera del 2023 quando il progetto ricevette l’approvazione dall’ente di regolamentazione statunitense Food and Drugs Administration (FDA) per l’inizio della sperimentazione sugli esseri umani, a settembre dello stesso anno iniziò la ricerca di volontari per i test e, a gennaio 2024, il primo impianto Neuralink fu installato nel cervello di un essere umano; in seguito, nell’agosto dello scorso anno, il chip sviluppato dall’azienda di Elon Musk fu impiantato in un secondo paziente, sul quale poco dopo ci furono fornite alcune informazioni aggiuntive.
Oggi, parliamo del terzo paziente dotato del suo impianto BCI (Brain Computer Interface) che, per la prima volta, è una persona affetta da sclerosi laterale amiotrofica (SLA); il suo nome è Bradford Smith e ciò che è riuscito a fare ha del sorprendente: ha controllato il cursore del mouse del suo MacBook con il solo pensiero, modificando un video e caricandolo su YouTube.
Una dimostrazione potente non solo dell’evoluzione della tecnologia in oggetto, ma anche del suo potenziale impatto nella vita reale, concreta e quotidiana di chi, a causa di malattie neurodegenerative, ha perso le funzioni motorie e comunicative.
Una ritrovata autonomia per il terzo paziente Neuralink
Il cuore dell’esperimento, che è ovviamente ancora in fase di test clinico, è un impianto delle dimensioni di una moneta chirurgicamente inserito nella corteccia motoria del cervello, che è andato a sostituire una piccola sezione del cranio di Smith.
L’impianto Neuralink, dotato di ben 1.024 elettrodi, rileva ogni 15 millisecondi i segnali elettrici neuronali, li filtra via software e li invia tramite Bluetooth al laptop dove vengono decodificati in tempo reale.
Inizialmente l’obbiettivo era quello di mappare i movimenti delle mani, ma l’analisi dei segnali ha rivelato che la lingua e la mascella offrivano un controllo molto più preciso, tanto che ora il serraggio della bocca viene interpretato come un clic del mouse, mentre i movimenti intenzionali del pensiero servono a guidare il cursore sullo schermo.
Un dettaglio importante è che Smith ha raggiunto un punteggio WebGrid di 5, un parametro che misura la velocità e la precisione di controllo del puntatore, superando di gran lunga il suo precedente sistema basato sul tracciamento oculare (che peraltro richiedeva condizioni ambientali rigide come l’oscurità totale).
Oltre al controllo del puntatore, l’esperienza d’uso è stata resa ancora più fluida grazie all’interfaccia Mixer sviluppata internamente da Neuralink: questo software consente all’utente di regolare la velocità del cursore, la rigidità del clic e persino di “parcheggiare” il puntatore quando non serve, evitando così input indesiderati durante la visione di contenuti o nelle pause.
Ma non è tutto, poiché la malattia aveva privato Smith anche della possibilità di parlare, i tecnici hanno utilizzato registrazioni vocali pregresse per addestrare un modello di sintesi vocale, capace di riprodurre le sue frasi con intonazione e timbro naturale, una conquista notevole sia dal punto di vista pratico che emotivo. La comunicazione è ulteriormente supportata da una tastiera neurale, controllata con un dito virtuale e da un assistente IA generativo, che monitora il contesto della conversazione e suggerisce risposte rapide e coerenti, riducendo i tempi di risposta in modo drastico.
Smith ha raccontato in prima persona quanto l’impianto abbia trasformato la sua quotidianità, ora può lavorare anche in ambienti illuminati, gestire contenuti video in autonomia, comunicare con amici e familiari con più rapidità e, soprattutto, tornare a sentirsi indipendente.
Come sempre quando si parla di interfacce cervello-computer è bene ricordare che siamo ancora in una fase pioneristica, pochi pazienti, sperimentazione controllata e numerosi limiti ancora da affrontare sia sul piano etico che medico; tuttavia il caso di Smith dimostra con forza come il progetto Neuralink non sia più solo un prototipo da laboratorio, ma uno strumento reale in grado di restituire autonomia e dignità a chi le aveva perdute.
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