Il primo drone pilotato con lo sguardo al mondo ha spiccato il volo in Sardegna, all’interno dello spazio aereo del Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ). È qui che la società 3D Aerospazio ha condotto i voli di prova del drone comandato esclusivamente tramite lo sguardo dell’operatore.

Si aprono tantissimi scenari d’utilizzo per questa tecnologia, sia in campo civile che militare, ma è un’esigenza che parte dal Progetto Slapp, Sclerosis Lifeline APP, in collaborazione con l’Unità Operativa Complessa Neurologia dell’Aou di Cagliari e l’Istituto Auxologico di Milano, c’è anche l’ENAC dietro questo progetto, in qualità di consulente.

Nuovi scenari per i malati di SLA

Secondo il Distretto Aerospazioale della Sardegna, che ha coordinato i test condotti da 3D Aerospazio, il drone pilotato con lo sguardo consentirà ai malati di SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, e ai pazienti che hanno subito gravi traumi spinali di poter operatore in modo totalmente autonomo.

Questa sperimentazione – osserva il Comandante Antonio Depau di 3DAerospazio – ha consentito di dimostrare che è tecnicamente possibile permettere a una persona di controllare un drone con l’ausilio dello sguardo mantenendo ampi margini di sicurezza”.

Drone pilotato con lo sguardo: come funziona?

Il drone pilotato con lo sguardo funziona in modo relativamente semplice: un puntatore oculare modificato ad-hoc per l’occasione consente di manovrare il velivolo guardando lo schermo di un computer. Questa tecnica viene già utilizzata efficacemente dai malati di SLA per comunicare ed utilizzare il computer unicamente con il movimento degli occhi. Ovviamente, nella fase di test è sempre stato presente un pilota di sicurezza, pronto ad intervenire in caso di imprevisti.

Durante il volo il pilota riceve le immagini sullo schermo in tempo reale, così da non dover distogliere mai lo sguardo dai comandi, donando ai pazienti una visione unica dell’ambiente che li circonda, un punto di vista nuovo a cui non avrebbero accesso diversamente.

Grazie alle competenze maturate – aggiunge Alessandro Cardi, Vice dg Enac – e al supporto della tecnologia sarà possibile fornire ulteriori nuove possibilità alle persone affette da SLA.”