A seguito di tre accertamenti conclusi in questi giorni, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inflitto una sanzione per 3,2 milioni di euro a Wind Tre, Tim e Vodafone. Gli accertamenti hanno preso in considerazione l’invio di lettere di sollecito ai clienti, presunti morosi, “contenenti la minaccia di iscriverne il nominativo in una banca dati, denominata S.I.Mo.I.Tel., non ancora operativa e dalla finalità indeterminata, al fine di indurli a pagare gli addebiti richiesti.”

L’Antitrust non ha multato i tre operatori telefonici per la minaccia ma solo perché la legge indica che l’iscrizione del nominativo nella banca dati S.I.Mo.I.Tel può essere effettuato solo nel caso di “morosi intenzionali”, ovvero coloro che hanno scelto come metodo di pagamento il bollettino postale e, volontariamente, non hanno pagato le fatture.

Nella sentenza che ha portato alla multa di Wind Tre, Tim e Vodafone si apprende che:

gli operatori, sfruttando la minaccia di fare ricorso a uno strumento previsto come forma di autotutela del mercato nei confronti dei morosi intenzionali, ma non ancora attivo, inducevano i destinatari a ritenere che, a prescindere dalla fondatezza della propria posizione debitoria, potenzialmente anche incerta e/o oggetto di contestazione, fosse preferibile provvedere rapidamente al pagamento dell’importo richiesto, al fine di evitare l’iscrizione nella banca dati, con la possibile conseguenza di non poter più concludere contratti con alcun operatore telefonico.

Per gli operatori telefonici sono tempi duri questi visto che, dopo il provvedimento legato alle bollette a 28 giorni, hanno dovuto modificare il proprio piano commerciale per meglio chiarire le tecnologie di connessioni offerte nel caso della rete fissa (i famosi bollini).