Battlefield 6 è chiamato a essere il titolo del riscatto per la serie DICE, con match su larga scala, distruttibilità avanzata e un impianto tecnico che punta a garantire spettacolarità e fluidità su ogni frame. Da qui la rinuncia al ray tracing, ma tranquilli, c’è supporto al DLSS 4 e noi lo abbiamo provato su un PC con una RTX 5080. Il risultato? Quello che in tanti ancora non vogliono accettare.
Battlefield 6: le richieste hardware per PC
Battlefield 6 sfrutta il Frostbite Engine nella sua incarnazione più evoluta. Non c’è ray tracing, ma tutto è ottimizzato per spingere su 4K, framerate sbloccato, ambienti distruttibili e un carico di effetti particellari impressionante nei momenti di piena azione. Il lavoro fatto da DICE è evidente: il gioco scala bene, ma sa anche premiare le configurazioni più spinte.
Per chi vuole semplicemente entrare in partita e avere un’esperienza stabile, bastano configurazioni con CPU come un Intel Core i5-8400 o un AMD Ryzen 5 2600, schede video come la GeForce RTX 2060 o una Radeon RX 5600 XT, e almeno 16 GB di RAM con disco meccanico. Si gioca in 1080p a 30 fps con impostazioni basse. Niente di spettacolare ed onestamente se avete quelle specifiche lì, dovreste aggiornare build.
| Minime 1080p @ 30 fps Impostazioni basse |
Consigliate 1440p @ 60 fps / 1080p @ 80 fps Impostazioni alte/basse |
Ultra 1440p @ 144 fps / 4K @ 60 fps Impostazioni medie/ultra |
Ultra++ 4K @ 144 fps / 4K @ 240 fps Impostazioni alte/ultra |
|
|---|---|---|---|---|
| Upscaler | Nativo | Nativo | Nativo | DLSS Super Resolution / Multiframe Generation |
| Scheda Video | RTX 2060 / RX 5600 XT / Intel Arc A380 | RTX 3060 Ti / RX 6700 XT / Intel Arc B580 | RTX 4080 / RX 7900 XTX | RTX 5080 |
| Memoria Video | 6 GB | 8 GB | 16 GB | 16 GB |
| Processore | Intel Core i5-8400 AMD Ryzen 5 2600 |
Intel Core i7-10700 AMD Ryzen 7 3700X |
Intel Core i9-12900K AMD Ryzen 7 7800X3D |
Intel Core Ultra 9 285K AMD Ryzen 9 9800X3D |
| RAM | 16 GB (2133 MHz dual channel) |
16 GB (3200 MHz dual channel) |
32 GB (4800 MHz dual channel) |
32 GB (4800 MHz dual channel) |
| Sistema Operativo | Windows 10 | Windows 11 64 bit | Windows 11 64 bit | Windows 11 64 bit |
| DirectX | DirectX 12 | DirectX 12 | DirectX 12 | DirectX 12 |
| Spazio Libero | 55 GB su HDD* | 90 GB su SSD* | 90 GB su SSD* | 90 GB su SSD* |
| Extra | TPM 2.0 attivo UEFI Secure Boot attivo Compatibile con HVCI e VBS |
Necessario: TPM 2.0, Secure Boot, HVCI, VBS attivi | ||
Il profilo consigliato per chi vuole salire un po’ di livello prevede una CPU come Intel Core i7-10700 o AMD Ryzen 7 3700X, una GPU tipo RTX 3060 Ti o RX 6700 XT, con sempre 16 GB di RAM ma questa volta più veloce, e ovviamente un SSD. Ma è salendo ancora che Battlefield 6 diventa più impegnativo. In 4K con preset ultra e refresh rate a 144 Hz, servono almeno una RTX 4080, 32 GB di RAM DDR5 a 4800 MHz e CPU come un i9-12900K o un Ryzen 7 7800X3D. In questo scenario, il titolo esprime davvero il suo potenziale: la distruttibilità ambientale diventa spettacolare, la densità di effetti in tempo reale è da tripla A moderna, e l’impatto complessivo fa un salto generazionale evidente.
Chi punta invece al massimo assoluto, cioè 4K a 240 Hz, si troverà nel territorio Ultra++, con RTX 5080, CPU come Intel Core 9 Ultra 285K o AMD Ryzen 9 9800X3D e tutte le impostazioni spinte al massimo. È la configurazione che rende Battlefield 6 non solo fluido ma visivamente coerente anche nelle fasi più caotiche. E qui DLSS 4 fa davvero la differenza.
La RTX 5080 con Core Ultra 9, esattamente come Butterfield 6 vuole
Per valutare al meglio l’impatto del DLSS 4 su Battlefield 6 era fondamentale partire da una base solida, capace di spingere ogni singolo dettaglio al massimo. La build scelta per il test rispecchia esattamente quella consigliata per il preset Ultra++, ovvero l’unico capace di gestire 4K maxato fino a 240 Hz con impostazioni grafiche spinte e tutte le tecnologie NVIDIA attive.
Al centro della configurazione c’è Intel Core Ultra 9 285K, il processore di punta per workload misti gaming + AI, in grado di gestire anche le situazioni più caotiche in modo fluido e costante. Al suo fianco una GeForce RTX 5080, la GPU con architettura Blackwell che integra nativamente DLSS 4 con Multi-Frame Generation. Il tutto è stato abbinato a un monitor ASUS ROG OLED da 32” 4K a 240 Hz, perfetto per fare un analisi pixel per pixel.
Il DLSS 4 si conferma: imprescindibile, meglio del nativo
Uno dei test più significativi che abbiamo condotto è stato su una scena statica di Battlefield 6, in 4K, impostazioni ultra al massimo e con DLSS completamente disattivato. Il risultato? Un frame rate stabile ma contenuto, intorno ai 49 fps, con un’immagine complessivamente valida ma afflitta da piccoli artefatti visivi: aliasing evidente sulle ombre, effetti particellari meno stabili e una generale “sporcizia” luminosa che, in movimento, diventa ancora più visibile.
La stessa scena, ricreata con DLSS impostato su “Qualità” e Multi-Frame Generation 2x attivo, mostra immediatamente un salto netto: il frame rate sale a 122 fps, ma è la pulizia dell’immagine a impressionare. Gli elementi più complessi come punti luce riflessi, contorni degli oggetti, o le scritte luminose a HUD e interfacce, risultano molto più stabili e leggibili. L’effetto complessivo è meno artificioso, più omogeneo e soprattutto più fluido nella transizione tra le diverse fonti di luce.
È uno di quei casi in cui lo screenshot aiuta, ma non racconta tutto: il vero valore di DLSS 4 emerge nel movimento, nei cambi di luce, nei dettagli rapidi che il nativo spesso soffoca con shimmering o rumore visivo. Con DLSS 4, Battlefield 6 non solo migliora nelle prestazioni, ma diventa anche più leggibile, più cinematografico e meno stressante per l’occhio del giocatore.
La differenza non è tanto nel dettaglio puro, quanto nella stabilità dinamica dell’immagine. Non si tratta più solo di upscaling, ma di una ricostruzione intelligente, frame dopo frame, che riesce a pulire la scena da tutte quelle piccole imperfezioni che, soprattutto in un FPS moderno, possono fare la differenza tra un’immersione totale e una distrazione costante. A sinistra dei due versus, c’è lo screenshot con DLSS 4 attivo.
Attenzione Battlefield 6 sembra saturare tutta la VRAM della RTX 5080. Anche se il counter interno mostra un alert di saturazione, in realtà non abbiamo avuto nessun tipo di problema. In realtà, il counter interno ci è sembrato alquanto ballerino nel calcolo della VRAM, sarà sicuramente risolto con i prossimi update.
Tra le assenze più rumorose di Battlefield 6 spicca sicuramente quella del ray tracing. In un titolo che punta tutto sull’impatto scenico e sulla spettacolarità delle battaglie, l’assenza di questa tecnologia fa un po’ storcere il naso. È vero, il ray tracing non è sempre essenziale, e in un gioco multiplayer competitivo potrebbe addirittura rappresentare un ostacolo in termini di prestazioni, ma nel 2025 ci si aspetta che un gioco di questo calibro, soprattutto in ambienti così fotorealistici, offra almeno un’opzione RT attivabile. Con le attuali soluzioni hardware, come una RTX 5080 supportata dal DLSS 4 e dalla Multi Frame Generation, gestire riflessi, ombre e illuminazione globale via ray tracing anche in 4K non è affatto un problema. Anzi, è proprio grazie a queste tecnologie che oggi si possono ottenere frame rate fluidi e un livello visivo al top anche con effetti avanzati attivati.
Ci sono situazioni specifiche, come le scene in notturna illuminate da una torcia, oppure l’alternanza di luce ed esplosioni all’uscita di un edificio in fiamme, in cui il ray tracing avrebbe potuto fare una differenza importante. In uno degli screenshot si nota chiaramente come l’illuminazione statica lasci ombre poco dinamiche e riflessi piatti, mentre in un altro frame immerso tra fumo, alberi e luci radenti, l’uso dell’RT avrebbe potuto aggiungere un ulteriore strato di profondità visiva e realismo. Peccato, perché con il DLSS 4 ormai rodato e sempre più efficiente, le condizioni per osare c’erano tutte.
Su Battlefield 6 è l’AI a decidere chi vede per primo
DLSS 4 non è più un’aggiunta di lusso: è parte integrante dell’esperienza next-gen. Con Battlefield 6 arriva la conferma: l’intelligenza artificiale non è più una trovata da keynote, ma una forza concreta che cambia il modo in cui giochiamo, vediamo, percepiamo. Non stiamo parlando solo di frame in più, ma di pulizia dell’immagine, stabilità visiva e una nitidezza che il rendering nativo, oggi, fatica a garantire anche sulle configurazioni di fascia alta.
È chiaro: uno sparatutto puoi giocarlo anche su un sistema entry-level, senza DLSS e con qualche compromesso qua e là. Ma se siamo onesti, nel 2025 l’asticella dell’esperienza visiva si è alzata. E con strumenti come il DLSS 4, anche “l’occhio” pretende la sua parte. La fluidità dev’essere accompagnata da un impatto visivo coerente con le ambizioni di un gioco moderno, e Battlefield 6, nel bene e nel male, si propone come lo spartiacque tra il prima e il dopo. Perché oggi, in uno sparatutto dove ogni pixel può fare la differenza, è l’AI che decide se il tuo colpo arriva prima o se sei tu a finire nel mirino.
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