No, non è uno scherzo. Sappiamo tutti che lo shortage globale della memoria RAM sta iniziando a mietere le sue prime vittime, e a quanto pare non si tratta solo di utenti consumer che cercano di assemblare la propria build da gaming.

Nonostante le varie aziende di settore, produttrici e non, siano attualmente “sintonizzate” sul mercato dei server e dei datacenter per l’Intelligenza Artificiale (vedi Micron) cercando di soddisfare al meglio l’elevatissima richiesta, i costi per questa tipologia di memoria non sono esenti da aumenti importanti, anzi è vero il contrario.

Secondo quanto rilevato dai colleghi di techpowerup, ma c’era da aspettarselo, attualmente chi è alle prese con la costruzione di un server o un datacenter non ha comunque vita facile, soprattutto se parliamo di sistemi di un certo calibro dove serve molta memoria e capacità di storage.

Un kit DDR5 RDIMM da 4 TB infatti è arrivato a costare oltre 75.000 dollari, ovvero quasi 20 dollari per gigabyte contro i circa 10 dollari richiesti per i moduli DDR5 standard. Ma cerchiamo di capire meglio il tutto.

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La memoria RAM continua ad aumentare, non solo per i gamer però

Che la memoria e più in generale la componentistica per assemblare un server o un datacenter abbiano costi nettamente superiori alla controparte consumer non è certo un segreto. Parliamo di sistemi “particolari” che richiedono degli ecosistemi ben precisi e articolati, inoltre ci sono da considerare aspetti come sicurezza, ridondanza, affidabilità e supporto software, tutti elementi che richiedono solitamente tecnologie e hardware aggiuntivo o avanzato.

I prezzi quindi lievitano tanto, ma parlando di memoria RAM ad esempio, nelle ultime ore hanno suscitato clamore i recenti kit DDR5 RDIMM proposti da NEMIX (azienda con base negli Stati Uniti che collabora anche con enti governativi), presente tranquillamente su Amazon dove ha piazzato due kit dal costo a dir poco esorbitante.

Chi infatti si trova a dover acquistare un kit da 2 TB o 4 TB, magari per precisi carichi di lavoro, dovrà mettere mano al portafogli in modo sostanziale. Per avere un riferimento, vi diciamo solo che il kit da 2 TB (8x 256 GB) costa 33.000 dollari, mentre quello da 4 TB arriva alla stratosferica cifra di 76.999,99 dollari.

Si tratta di un investimento importante, una cifra che equivale al costo di un’auto sportiva di livello o un SUV di fascia alta, insomma un investimento che per qualcuno potrebbe anche significare aprire un vero e proprio finanziamento.

C’è da dire che, in questo caso le memorie RDIMM DDR5, non sono realizzate come le classiche RAM DDR4/DDR5 DIMM che ritroviamo sui nostri PC domestici. A titolo informativo, per i meno esperti, ricordiamo che queste memorie non guardano solo a capacità e velocità, ma piuttosto all’affidabilità, motivo per cui integrano funzionalità avanzate come la correzione completa degli errori grazie a una soluzione che viene definita off-die error correction.

Oltre a questo poi ci sono anche altri accorgimenti, come la configurazione dei banchi fatta ad hoc (4Rx4), hardware aggiuntivo per le configurazioni hyperscale e tutto quello che risulta necessario per mettere in piedi un datacenter insomma.

Purtroppo tale trend non può essere una consolazione per i comuni utenti consumer, questo perché anche in ambito datacenter e server chi pagherà il prezzo di questo shortage saranno le piccole aziende o i professionisti che necessitano di macchine particolarmente potenti, anche se non acquistano in lotti da 5, 10, 50 o 100 unità.

Per un colosso dell’IT di qualsiasi settore invece, dove per intenderci si mettono in piedi strutture e datacenter da centinaia di milioni o anche miliardi di dollari, ammortizzare una spesa del genere non risulterà affatto un problema, senza dimenticare che una cosa è acquistare un singolo kit da 4 TB, tutt’altro è chiudere contratti di fornitura dove entrano in gioco altre capacità (petabyte per intenderci).

In chiusura, possiamo solo limitarci a rilevare che il 2025 non si chiude molto bene in ottica shortage e prezzi; per il momento la patata bollente è in mano ai produttori e fornitori di memoria RAM, ma come già discusso in altre occasioni è inevitabile una contaminazione che già sembra insinuarsi in altri settori come lo storage e le schede grafiche.

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