La scoperta protagonista di questa notizia potrebbe cambiare la storia dell’esplorazione spaziale per come la conosciamo e si aggiunge a un altro nuovo ritrovamento di materia organica, ovvero quello nell’oceano di Encelado.
Il rover Perseverance della NASA ha individuato formazioni rocciose su Marte che mostrano caratteristiche simili a quelle create da processi biologici sulla Terra. Nelle ultime settimane, il veicolo ha analizzato un antico letto fluviale nel cratere Jezero, dove ha trovato rocce argillose di 3,5 miliardi di anni ricoperte da strane macchie, soprannominate “leopard spots” e “poppy seeds”.
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Il rover Perseverance trova tracce che fanno pensare seriamente alla vita su Marte
Secondo gli scienziati della NASA, queste formazioni potrebbero rappresentare i più chiari indizi di vita marziana mai scoperti. Le macchie sulle superfici rocciose mostrano schemi chimici e morfologici che ricordano quelli prodotti da antichi microrganismi terrestri.
“Non avevamo mai visto qualcosa di simile prima, ed è questo che le rende così importanti,” ha spiegato Sanjeev Gupta, planetologo dell’Imperial College di Londra.
“Abbiamo trovato caratteristiche nelle rocce che, se le osservassimo sulla Terra, potremmo spiegare con processi biologici. Non stiamo dicendo di aver trovato la vita, ma che ora abbiamo davvero qualcosa da inseguire.”
Le analisi preliminari indicano che le rocce non hanno subito alte temperature, un elemento che rende meno probabile l’ipotesi di una formazione dovuta a semplici processi geologici. Gli studiosi ritengono invece che reazioni chimiche legate a processi microbici possano aver lasciato queste tracce miliardi di anni fa, quando Marte era più caldo e ricco d’acqua.
Sottolineiamo come Marte, a oggi, sia un deserto gelido e sottile, ma le prove raccolte negli anni raccontano un passato diverso. La superficie del pianeta mostra segni di antichi oceani, fiumi e una densa atmosfera, condizioni che avrebbero potuto ospitare forme di vita, seppur microscopiche.
Durante una conferenza stampa, Nicola Fox, vice direttrice della NASA per la Direzione delle Missioni Scientifiche, ha commentato con un’immagine potente:
“È come vedere un fossile rimasto indietro. Forse era il resto di un pasto, o forse ciò che ne è rimasto dopo essere stato espulso: ecco cosa potremmo avere davanti.”
I prossimi passi della missione Perseverance
Le risposte definitive arriveranno solo quando i campioni prelevati dal rover verranno riportati sulla Terra, un’operazione che la NASA prevede di realizzare con la missione Mars Sample Return nel corso del prossimo decennio. Lì, nei laboratori più avanzati, sarà possibile analizzare nel dettaglio la composizione dei minerali e verificare se davvero contengano biosignature, cioè tracce chimiche inequivocabili di attività biologica.
Per ora, gli scienziati restano cauti ma ottimisti. Dopo anni di esplorazioni, il sogno di trovare le prime prove concrete di vita oltre la Terra non è mai sembrato così vicino, per davvero.
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