Oggi, 12 novembre 2025, è entrata ufficialmente in vigore l’obbligatorietà della verifica dell’età per effettuare l’accesso ai contenuti riservati agli adulti. La misura, prevista dal decreto Calvano del 2023 e attuata dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), rappresenta un tentativo concreto di tutela dei minori, impedendo l’accesso a contenuti inappropriati. Nonostante siano trascorse alcune ore dall’entrata in vigore, e i portali interessati abbiano avuto contezza delle nuove normative già da tempo, la situazione appare decisamente confusa e la maggior parte dei portali italiani non si è ancora conformata alle disposizioni.
Sono 45 le piattaforme, secondo una lista pubblicata da AGCOM, che sono tenute ad adottare un sistema di verifica dell’età, tra cui alcuni dei siti più visitati a livello mondiale, ma a quanto pare è tuttora possibile accedere senza alcun tipo di verifica. Vediamo di fare il punto della situazione e di capire il perché di questa situazione.
Il meccanismo del doppio anonimato
Se fino a qualche tempo fa il sistema di verifica dell’età era banale, la maggior parte dei siti chiedeva all’utente di rispondere con i tasti “Si” o “No” alla domanda “Sei maggiorenne”, la nuova normativa prevede il principio del doppio anonimato. Il soggetto che verifica l’età del richiedente non conosce quale sia il sito che l’utente deve visitare, e il sito che offre contenuti per adulti riceve solamente una conferma relativa alla maggiore età senza identificare personalmente l’utente. In questo modo non è possibile tracciare le abitudini degli utenti né creare in alcun modo una profilazione.
Il processo prevede l’intervento di soggetti terzi certificati, aziende private specializzate che, attraverso applicazioni o altri sistemi, offrono il servizio. Tra i più accreditati troviamo la società britannica Yoti, che offre la verifica attraverso la scansione di documenti o mediante foto che vengono analizzate da algoritmi. In alcuni casi è possibile ottenere la verifica anche fornendo un indirizzo e-mail, tramite cui la società riesce a stimare in maniera molto affidabile la presunta età del richiedente.
Al momento AGCOM non ha pubblicato un elenco ufficiale di operatori certificati, lasciando ai gestori delle varie piattaforme la libertà di scegliere i fornitori delle tecnologie di verifica. È proprio la mancanza di una indicazione precisa, dettata anche dall’assenza di una soluzione italiana unificata, a creare incertezza tra gli operatori e a ostacolare una omogeneità nelle procedure messe in atto.
Le criticità dell’implementazione
Una soluzione nazionale è attualmente in fase di sviluppo e per il momento i siti che si stanno adeguando stanno lavorando a sistemi che chiedono un selfie, dei brevi video o dei documenti, da dare in pasto all’intelligenza artificiale per l’autenticazione. Va sottolineato che le piattaforme che offrono contenuti per adulti non possono certificare in maniera autonoma l’età degli utenti, proprio per rispettare il principio di anonimato previsto dall’Autorità.
Altri Paesi europei hanno già implementato soluzioni simili e la situazione non è delle migliori. In Francia e nel Regno Unito le piattaforme per adulti hanno registrato un calo dell’80-90% nelle settimane immediatamente successive all’implementazione della verifica dell’età, con gli utenti che si sono spostati su piattaforme meno trasparenti, lasciando aperte le porte a situazioni potenzialmente pericolose.
In molti casi gli utenti hanno aggirato il problema in maniera semplice, facendo ricorso a una VPN che maschera l’indirizzo IP, facendo credere che la connessione provenga da un Paese nel quale non sono presenti restrizioni di questo tipo. In questo modo viene completamente evitata la verifica dell’età, andando di fatto a vanificare l’efficacia della misura.
Una situazione che purtroppo si ripete spesso nel nostro Paese, con gli strumenti attuativi che arrivano con clamoroso ritardo rispetto all’entrata in vigore delle nuove normative.
Sanzioni, controlli e il contesto europeo
Ma cosa succede a quelle piattaforme che ignorano, più o meno deliberatamente le disposizioni di AGCOM? L’Autorità ha stabilito che i siti non conformi potranno essere diffidati con un tempo massimo di 20 giorni per adeguarsi. In caso di mancato rispetto potranno essere sanzionati fino a 250.000 euro oppure oscurati temporaneamente in Italia.
L’effettiva capacità di far rispettare la rimane comunque da verificare, considerando che la maggior parete dei siti coinvolti ha sede legale all’estero e potrebbe avere difficoltà ad adeguarsi alle normative. Va inoltre detto che la delibera AGCOM dispone che la verifica dell’età sia circostanziata ai gestori stabiliti in Italia o in un altro Stato membro. Questo sembrerebbe escludere tutte quelle realtà che hanno sede, ad esempio, negli Stati Uniti o nel Regno Unito.
In realtà le cose non stanno così, visto che la scelta di AGCOM è stata dettata dalla volontà di evitare obblighi per i Paesi extra UE, mantenendo la coerenza con i regolamenti europei. La legge italiana del 2023 impone però un obbligo di verifica dell’età a chiunque diffonda nel nostro Paese immagini e contenuti a carattere pornografico, indipendentemente dalla sede della piattaforma. Ecco perché anche i siti che operano al di fuori dell’Unione Europea sono tenuti all’adeguamento per non incorrere nelle sopraccitate sanzioni.
L’Unione Europea, dal canto suo, sta lavorando a una applicazione condivisa per la verifica digitale dell’età. Dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno e potrebbe semplificare oltre che uniformare, i controlli in tutti i Paesi membri, finendo per confluire nel portafoglio digitale europeo, offrendo una soluzione da utilizzare anche in altri contesti.
E chi non si adegua?
Al momento i cui scriviamo questa notizia, la maggior parte dei siti interessati risulta ancora accessibile senza alcuna procedura particolare. Questo perché stanno sfruttando una sorta di “scappatoia” lasciata proprio da AGCOM. La formulazione prevede che i siti elencati debbano adeguarsi entro sei mesi e il termine ultimo scade proprio oggi, 12 novembre.
Nello stesso documento però AGCOM specifica che, nel rispetto delle direttive europee, le piattaforme aventi sede in uno degli Stati membri dell’Unione hanno diritto a un periodo aggiuntivo di tre mesi per adeguarsi. Ecco quindi che la scadenza originaria viene spostata tre mesi avanti, pertanto le piattaforme europee hanno tempo fino al 12 febbraio 2026 per implementare la soluzione. A questo punto potrebbero rivolgersi all’app europea, semplificandosi decisamente la vita, e rendendo più agevole l’accesso ai cittadini comunitari.
Limiti della misura
Lo scopo della nuova regolamentazione è ben chiaro, proteggere i minori dai contenuti che potrebbero influire in maniera negativa sullo sviluppo psicologico degli adolescenti. La complessità e i costi del servizio di verifica potrebbero però spingere alcune piattaforme a cercare soluzioni non regolamentate, sottopose a controlli blandi e quindi meno sicure per l’utente finale.
Il successo di questa normativa dipenderà dunque dalla capacità di rendere semplice e il più trasparente possibile la procedura di verifica dell’età, ma anche di limitare i costi per le piattaforme interessate. Inoltre dovrà essere chiarito a chi spetti il controllo sull’effettiva applicazione delle norme, per evitare che non ci sia alcun cambiamento rispetto alla situazione attuale.
La sensazione, al momento, è che tra la norma e la realtà ci sia ancora un divario piuttosto significativo da colmare e che non siano ancora ben chiare le figure dedicate all’applicazione delle regole.
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