L’Unione Europea si prepara a un cambiamento epocale, e per molti preoccupante, sul fronte della privacy; secondo alcuni documenti riservati ottenuti da POLITICO, la Commissione Europea avrebbe intenzione di modificare in modo sostanziale il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), con l’obbiettivo dichiarato di semplificare la normativa per agevolare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nel Vecchio Continente. Una mossa che, se confermata, potrebbe segnare la fine di uno dei pilastri della tutela digitale europea così come lo conosciamo oggi.
L’Europa vuole accelerare sull’intelligenza artificiale, il prezzo è la privacy degli utenti
Il cosiddetto pacchetto omnibus digitale, che la Commissione dovrebbe presentare ufficialmente il 19 novembre prossimo venturo, punta a ridurre la burocrazia e a modernizzare le regole che da anni governano la gestione dei dati personali e della privacy. Tuttavia, le bozze visionate mostrano un approccio molto più ambizioso e controverso di quanto dichiarato pubblicamente: Bruxelles vorrebbe infatti introdurre eccezioni significative per consentire alle aziende di intelligenza artificiale di elaborare legalmente anche dati particolarmente sensibili, come quelli relativi all’etnia, alla salute o alle convinzioni religiose e politiche.
Una misura che, secondo i funzionari europei, servirebbe a sbloccare l’innovazione e a colmare il divario con Stati Uniti e Cina, dove la mancanza di una legge generale sulla privacy permette ai colossi tecnologici di muoversi con maggiore libertà; ma per molti osservatori si tratta di un passo indietro pericoloso, che rischia di indebolire gli standard di protezione più alti al mondo in nome della competitività economica.
Le reazioni non si sono fatte attendere, Jan Philipp Albrecht, uno dei principali architetti del GDPR, ha definito la proposta un attacco diretto ai principi sanciti nei trattati europei e nella carta dei diritti fondamentali. Sulla stessa linea anche Max Schrems, fondatore del gruppo austriaco Noyb e noto per le sue battaglie legali contro i trasferimenti illeciti di dati verso gli Stati Uniti, secondo cui la Commissione Europea sta cercando segretamente di indebolire la privacy per compiacere l’industria.
Gli attivisti sottolineano inoltre che la consultazione pubblica sul pacchetto si è chiusa solo a ottobre, dopo pochi mesi di discussione, un tempo decisamente ridotto se confrontato con i quattro anni necessari per approvare il GDPR tra il 2012 e il 2016.
Le bozze trapelate rivelano diversi punti chiave in materia di privacy degli utenti:
- ridefinizione dei dati personali -> i dati pseudonimizzati, ossia quelli in cui l’identità è oscurata ma potenzialmente recuperabile, potrebbero non essere più soggetti alle tutele del GDPR
- nuove eccezioni per l’IA -> le aziende potranno trattare categorie speciali di dati per addestrare modelli di intelligenza artificiale, a patto di rispettare determinate garanzie tecniche
- revisione delle norme sui cookie -> la Commissione vorrebbe introdurre una base legale più ampia per il tracciamento online, riducendo la dipendenza dal consenso esplicito dell’utente
Si tratta, in sostanza, di un pacchetto che ridisegna il rapporto tra privacy e innovazione, spostando l’ago della bilancia verso quest’ultima.
Non tutti gli Stati membri sembrano disposti a seguire Bruxelles su questa strada, Francia, Austria, Slovenia ed Estonia si sono già dette contrarie a qualsiasi riscrittura del GDPR, mentre la Germania si mostra più aperta al cambiamento, spingendo per grandi aggiornamenti a sostegno dell’intelligenza artificiale.
Il Parlamento Europeo, da parte sua, si prepara a un dibattito acceso; Markéta Gregorová, eurodeputata dei Verdi, ha espresso sorpresa e preoccupazione per la riapertura del regolamento, ricordando che i diritti fondamentali degli europei devono avere più peso degli interessi finanziari. All’opposto, la deputata finlandese Aura Salla ha accolto positivamente la proposta, a patto che venga attuata nel modo giusto, così da offrire maggiore certezza giuridica alle aziende europee impegnate nello sviluppo dell’IA.
La Commissione Europea si trova dunque a un bivio, da un lato la necessità di sostenere la competitività tecnologica del continente, dall’altro il rischio di indebolire un simbolo della sovranità digitale europea; la domanda che molti si pongono è semplice, è davvero necessario sacrificare la privacy per accelerare sull’intelligenza artificiale?
Non ci resta che attendere la presentazione ufficiale del pacchetto per capire se e quanto cambieranno le regole che, dal 2018, hanno fatto del GDPR un modello mondiale di tutela dei dati personali.
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