Quando il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha annunciato su X che la prossima versione del suo chatbot si chiamerà ChatGPT 6‑7 invece che semplicemente GPT 6, la rete si è divisa tra risate, perplessità e curiosità. Perché quel “6‑7”? È un indizio nascosto sulle capacità del nuovo modello o solo uno scherzo perfettamente calibrato per diventare virale? La risposta, forse, sta nel linguaggio stesso delle nuove generazioni.

Negli ultimi mesi, infatti, “6 7” è diventata la parola dell’anno 2025, secondo Dictionary.com. Un trionfo linguistico nato da un meme, cresciuto su TikTok e ormai entrato nel vocabolario dei più giovani come espressione simbolo di una cultura in cui il senso conta meno del contesto. Altman, che da sempre sa leggere il momento storico, non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di cavalcare il trend — e lo ha fatto con la consueta dose di ironia.

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La parola che non significa niente (ed è per questo che significa tutto)

Per chi non ha figli o non frequenta TikTok, l’espressione 6 7 può sembrare un codice misterioso. Pronunciata “six‑seven” (non “sessantasette”), è nata grazie al rapper Skrilla e al brano Doot Doot (6 7), accompagnato da un balletto diventato virale in migliaia di video. Poco dopo, è arrivata un’ondata di meme che hanno cementato il fenomeno, come il “67 Kid” e decine di clip di giocatori NBA che imitavano il gesto delle mani — entrambe rivolte verso l’alto, che si muovono in modo alternato, come a dire “mah”.

E qui arriva la magia del linguaggio Gen Alpha: 6 7 non ha un significato preciso. È volutamente ambiguo, indefinibile, un simbolo di quell’ironia fluida che domina la comunicazione online dei più giovani. Alcuni lo interpretano come “così così” o “forse sì, forse no”, altri come pura nonsense art. Ma è proprio questo il punto: nel caos di internet, il non‑senso è diventato la nuova forma di identità culturale.

Il significato di una provocazione firmata OpenAI

Che Sam Altman decida di battezzare la sua intelligenza artificiale più avanzata con un riferimento a uno slang senza significato è una mossa tanto enigmatica quanto coerente con la sua visione. Negli ultimi mesi abbiamo visto OpenAI cambiare rotta comunicativa, passando da un linguaggio tecnico e riservato a uno molto più accessibile, quasi “memetico”. Con GPT 6‑7 il messaggio è chiaro: l’IA non è più un argomento per esperti, ma un fenomeno culturale pop.

L’annuncio è arrivato nel momento perfetto, proprio mentre Dictionary.com incoronava 6 7 come Word of the Year 2025. E così, il fondatore di OpenAI ha trasformato un semplice aggiornamento di nome in un momento di comunicazione perfettamente sincronizzato con il mondo dei social. Anche se per molti si tratta solo di uno scherzo, la trovata ha funzionato: sul web si parla più del nome che del modello.

Altman non è nuovo a mosse del genere. Lo avevamo già visto nei mesi scorsi con le sue dichiarazioni ironiche su GPT Next, poi smentite ma comunque capaci di alimentare settimane di meme e discussioni. In un’epoca in cui Apple, Google e Anthropic si sforzano di comunicare sobrietà e rigore, OpenAI sceglie il linguaggio del caos controllato: quello dei meme, delle tendenze effimere, del linguaggio fluido della Gen Alpha.

Ed è interessante notare come questa strategia somigli a ciò che abbiamo visto in altri ambiti tech. Pensiamo ai nomi scelti da Nothing per i suoi prodotti — ambigui, iconici, talvolta volutamente provocatori — o al linguaggio ironico dei tweet di Elon Musk su X. In questo senso, “GPT 6‑7” non è solo un nome: è un simbolo dell’era in cui l’IA entra definitivamente nella cultura pop, mescolando alta tecnologia e linguaggio dei social.

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Quando il meme diventa metafora tecnologica

Se ci pensiamo, il parallelo è quasi perfetto: 6 7 rappresenta l’assenza di una definizione chiara, così come l’intelligenza artificiale rappresenta la continua ridefinizione del significato stesso del linguaggio. In un mondo in cui i modelli generativi imparano dai testi di miliardi di utenti, il confine tra senso e non‑senso si fa sempre più labile. E Altman, con la sua denominazione scherzosa, sembra dirci proprio questo: l’IA non si limita a comprendere le parole, ma ne rispecchia la confusione umana.

Che si tratti di un colpo di genio comunicativo o di una semplice battuta, il risultato è lo stesso: GPT 6‑7 è già diventato argomento di conversazione globale. E forse, come direbbe la Gen Alpha con un sorriso ironico e i palmi rivolti verso l’alto, tutto questo è semplicemente…6 7.

GPT 6‑7: anticipazioni e novità tecniche

Parallelamente alla curiosità sul nome, iniziano a circolare dettagli sulle capacità inedite del nuovo modello. Sebbene OpenAI non abbia ancora pubblicato specifiche ufficiali, diverse fonti vicine al progetto parlano di miglioramenti sostanziali su tre fronti principali:

  • Comprensione multimodale avanzata: GPT 6‑7 sarà in grado di unificare in modo più fluido testo, voce, immagine e video. Non solo potrà descrivere contenuti visivi, ma elaborare video clip in tempo reale, riconoscendo oggetti e contesto.
  • Memoria a lungo termine persistente: uno dei limiti storici dei chatbot attuali riguarda la perdita di contesto dopo interazioni prolungate. GPT 6‑7 introdurrà una memoria “identitaria”, capace di ricordare preferenze, progetti e toni conversazionali su vasta scala.
  • Ragionamento simbolico e logico: gli ingegneri di OpenAI puntano a una forma di “comprensione profonda” dei concetti, in grado di risolvere problemi complessi oltre il semplice pattern matching linguistico. Questo lo renderà più adatto a compiti scientifici, analisi di codice e processi decisionali.

Un’altra novità attesa è l’integrazione nativa con AI Studio, la piattaforma che permetterà agli utenti di addestrare versioni personalizzate di ChatGPT con dataset propri — una funzionalità che potrebbe avvicinare il mondo professionale e quello creativo, andando oltre la semplice chat.

Molto interesse anche per l’interfaccia, che secondo indiscrezioni seguirà la linea estetica introdotta con ChatGPT 5‑turbo, ma con un nuovo layout più interattivo e personalizzabile, vicino al design modulare di strumenti come Notion AI e Gemini Advanced.

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