È una chiave per la lotta contro la pirateria digitale, Agcom ha infatti approvato ulteriori modifiche al suo regolamento sul diritto d’autore online durante la seduta del 30 luglio 2025. Le novità introdotte rappresentano una svolta abbastanza importante: Piracy Shield, l’infrastruttura digitale che ha debuttato come barriera contro lo streaming illegale delle partite di calcio, estende ora i suoi poteri e abbraccia l’intero universo della pirateria audiovisiva, coinvolgendo non solo lo sport ma anche film, serie TV e contenuti musicali.
Oltre il calcio: cosa e come bloccherà Piracy Shield 2.0?
Piracy Shield è nato per rispondere tempestivamente alla crescente minaccia delle IPTV illegali, bloccando i siti pirata entro 30 minuti dalla segnalazione, specialmente per la ritrasmissione di eventi live. Fino ad oggi, questa rapidità d’intervento era stata una tutela quasi esclusiva per il calcio e per lo sport in generale. Ma le modifiche approvate segnano la fine di questa “era sportiva”: ora “Shield” non è più solo uno scudo per lo sport, ma uno strumento trasversale chiamato a proteggere l’intera filiera dell’audiovisivo.
Il nuovo regolamento esplicita che sarà possibile disabilitare l’accesso ai contenuti diffusi illecitamente “nei primi trenta minuti della trasmissione di contenuti in diretta e prime visioni di opere cinematografiche e audiovisive o programmi di intrattenimento, nonché opere di carattere sonoro assimilabili”. In termini tecnici, ciò avviene tramite il blocco della risoluzione DNS dei domini coinvolti e dell’instradamento del traffico verso gli IP dedicati prevalentemente ad attività illecite.
Ma c’è un dettaglio cruciale su cui si sofferma Agcom: la piattaforma sarà in grado di intervenire non soltanto sulle IPTV che trasmettono eventi in tempo reale, ma anche sui servizi che mettono a disposizione prime visioni di film, serie o opere musicali. La definizione di “prima visione” si estende a tutto il periodo in cui un contenuto è disponibile sul mercato, che può arrivare anche a due mesi dall’uscita. Di conseguenza, non è escluso che anche i siti che simulano l’offerta dei grandi servizi di streaming – come i tanti cloni pirata di Netflix – possano essere bloccati, anche se si attende la pubblicazione integrale della delibera per fugare ogni dubbio interpretativo.
Blocchi esteri e “per tutti”: nessuna zona franca
Un altro punto cardine della riforma è l’obbligo per tutti i soggetti che rendono accessibili contenuti illegali di applicare i blocchi: ciò riguarda, oltre ai servizi di hosting e caching, anche i fornitori di servizi VPN, di DNS pubblici e i motori di ricerca. Per esempio, Google ha già accettato di adeguarsi a queste nuove regole, mentre altri operatori come Cloudflare mostrano ancora resistenze sul mercato italiano. Agcom sottolinea obblighi stringenti per chi segnala: le richieste di blocco dovranno essere fatte con massimo rigore per evitare fenomeni di overblocking – cioè il rischio di limitare per errore l’accesso a siti legittimi. In caso di segnalazioni sbagliate o abusi, scatta la sospensione dell’accreditamento alla piattaforma per il segnalatore. Inoltre, grazie ai miglioramenti introdotti, è ora facoltà dei segnalatori stessi – non solo di Agcom – chiedere lo sblocco di risorse non più destinate ad attività illecite, ponendo rimedio a potenziali errori o cambi di status.
Piracy Shield si conferma così uno strumento pionieristico anche nel contesto europeo: sostenuto dalla Commissione UE e adottato come modello di riferimento, il sistema ha già condotto al blocco di oltre 28.000 domini e oltre 6.000 indirizzi IP solo nel segmento sport. Nel 2024, la sola pirateria online ha causato alla filiera audiovisiva italiana un buco di circa 2,2 miliardi di euro di fatturato e 904 milioni di perdita di PIL, secondo dati FAPAV/Ipsos: il rafforzamento degli strumenti di contrasto era quindi considerato un passo imprescindibile.
Resta infine da chiarire l’applicazione concreta delle nuove modalità – si dovrà attendere la pubblicazione ufficiale della delibera –, ma la direzione è ormai segnata: l’accesso ai contenuti pirata sarà sempre più difficile e tempestivamente bloccato, a tutela non più solo dello sport ma di tutta l’industria dei contenuti digitali, musicale inclusa.
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