Quando si parla delle sonde Voyager spesso si cade nell’errore di considerarle oggetti del passato, reliquie di un’era pioneristica dell’esplorazione spaziale; e invece eccoci qui, a maggio 2025 a raccontare l’ennesimo colpo di scena: gli ingegneri della NASA sono riusciti a riattivare un set di propulsori considerati inutilizzabili da oltre 20 anni, evitando un potenziale blackout operativo della sonda Voyager 1.

Il tutto, ovviamente, con un conto alla rovescia inesorabile sullo sfondo, la sospensione delle comunicazioni per diversi mesi dovuta all’aggiornamento dell’unica antenna capace di inviare comandi alla sonda. Un mix di creatività, rischio e intuizioni geniali che si inserisce perfettamente nel lungo e sorprendente cammino delle Voyager, sonde in funzione dal lontano 1977 che attualmente sfrecciano nello spazio interstellare a circa 56.000 Km/h.

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Ancora sorprese dalla sonda Voyager 1

La missione, gestita dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, si è trovata a dover gestire un dilemma piuttosto urgente: i tubi del carburante dei propulsori attivi stavano iniziando ad accumulare residui, circostanza che ne stava lentamente compromettendo il funzionamento; in particolare, i propulsori che controllano il rollio (ovvero il movimento rotatorio che mantiene l’antenna puntata verso la Terra) erano a rischio blocco già dal prossimo autunno.

A complicare ulteriormente la situazione, l’imminente spegnimento temporaneo della DSS-43, l’enorme parabola da 70 metri a Canberra (Australia) che rappresenta l’unico strumento in grado di comunicare efficacemente con le Voyager. Questa antenna, parte della rete globale Deep Space Network, resterà offline dal 4 maggio 2025 a febbraio 2026, con brevi eccezioni ad agosto e a dicembre.

Era dunque fondamentale ripristinare in anticipo i propulsori di riserva, inattivi da oltre due decenni, per avere un piano B operativo nel momento in cui i comandi dalla Terra non sarebbero più potuti arrivare.

Il problema? I propulsori di rollio primari della Voyager 1 erano fuori uso dal 2004 a causa di un gusto nei riscaldatori interni che ne impediva l’attivazione; all’epoca il team si limitò a disattivarli e a passare ai propulsori di riserva, una scelta che sembrava più che ragionevole considerando che nessuno si aspettava che la sonda potesse sopravvivere per altri 20 anni.

Ma con il nuovo scenario critico all’orizzonte, gli ingegneri hanno deciso di rimettere mano a quel vecchio gusto partendo da un’intuizione: forse, a causare il malfunzionamento era stato un interruttore spostato nella posizione sbagliata da un disturbo nei circuiti; se si fosse riusciti a riposizionarlo correttamente, i riscaldatori avrebbero potuto tornare a funzionare, e così è stato.

Il 20 marzo 2025 la sonda ha ricevuto il comando di riattivare i vecchi propulsori e, dopo oltre 23 ore di attesa (tanto impiega il segnale per arrivare sulla Terra), il team, ha osservato l’improvviso aumento di temperatura dei riscaldatori, segno inequivocabile che qualcosa stava davvero riprendendo vita. Todd Barber, responsabile della propulsione della missione ha commentato:

È stato un momento glorioso. Il morale del team era altissimo quel giorno. Questi propulsori erano considerati fuori uso. Ed era una conclusione legittima. È solo che uno dei nostri ingegneri ha avuto l’intuizione che forse c’era un’altra possibile causa e che era risolvibile. È stato l’ennesimo miracolo, salvo per la Voyager.

Per quanto possa sembrare incredibile, le Voyager continuano ad inviare dati dallo spazio interstellare, ben oltre l’ultimo confine dell’influenza solare (l’eliosfera); la Voyager 1 si trova a circa 25 miliardi di Km dalla Terra, mentre la Voyager 2 è poco dietro, a circa 21 miliardi di Km.

Il ripristino dei propulsori non è solo un’operazione tecnica, ma anche un simbolo, un gesto che tiene viva la missione in attesa del prossimo controllo utile previsto per agosto 2025; fino ad allora le due sonde dovranno navigare da sole, contando solo sulle ultime istruzioni ricevute e sull’incredibile affidabilità di un sistema progettato oltre 40 anni fa.

Come sottolineato da Suzanne Dodd, project manager della missione, gli aggiornamenti del Deep Space Network sono pensati per preparare le future missioni con equipaggio sulla Luna e oltre, ma al tempo stesso permettono di prolungare la vita delle missioni storiche che continuano a ispirare ingegneri, scienziati e appassionati di spazio in tutto il mondo.

Insomma, anche quando sembrano inesorabilmente destinate al silenzio, le Voyager riescono ancora a sorprenderci; con un colpo di scena degno della migliore fantascienza ci ricordano che l’esplorazione spaziale è fatta di perseveranza, intuizione e a volte anche un pizzico di fortuna.

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