Donald Trump torna a far parlare di sé, questa volta con un attacco diretto che intreccia mondo politico e industria tecnologica; il presidente degli Stati Uniti ha infatti puntato il dito contro Lisa Monaco, attuale responsabile degli affari globali di Microsoft, nonché ex vice procuratore durante l’amministrazione Biden, chiedendone il licenziamento in un post infuocato sul social network Truth.
Trump accusa l’attuale dirigente Microsoft chiedendone il licenziamento
Nel suo messaggio, Trump ha definito Monaco corrotta, squilibrata e addirittura una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, arrivando a sostenere di averle già revocato le autorizzazioni di sicurezza; il presidente si dice convinto che l’attuale ruolo di Monaco in Microsoft le consenta di accedere a informazioni altamente sensibili, un’accusa che, al momento, non trova alcun riscontro ufficiale.
Alla base di questo attacco ci sarebbe, almeno stando alle parole di Trump, il passato di Monaco come 39° Vice Procuratore Generale degli Stati Uniti, carica ricoperta sotto la presidenza Biden e sotto il procuratore generale Merrick Garland, colui che ha guidato l’azione penale contro lo stesso Trump. Una circostanza che, secondo molti osservatori, potrebbe spiegare il movente personale dietro le nuove dichiarazioni del presidente.
Non è del tutto chiaro il motivo per cui Trump abbia deciso di colpire Monaco in questo momento, secondo alcune indiscrezioni potrebbe aver scoperto solo di recente la sua nomina ai vertici di Microsoft, ufficializzata a maggio 2025 e resa pubblica un mese fa. La CNBC segnala che un post della conduttrice di Fox Business Maria Bartiromo, pubblicato la sera precedente, avrebbe riportato l’attenzione sul caso, mentre l’attivista di destra Laura Loomer chiedeva già da luglio la rimozione di Monaco.
La mossa di Trump arriva in un periodo già complesso per Microsoft, solo ieri il colosso di Redmond ha deciso di ridimensionare la cooperazione con l’esercito israeliano, impiegato in operazioni di sorveglianza di massa sui civili palestinesi, una scelta che ha generato forti reazioni politiche; l’azienda inoltre, ha affrontato mesi turbolenti tra licenziamenti di dipendenti che protestavano per motivi etici e la recente introduzione di una nuova tassa di 100.000 dollari per i visti H-1B, misura che potrebbe avere effetti pesanti sulle assunzioni di talenti stranieri.
Il nuovo bersaglio scelto da Trump non sembra casuale, Microsoft è una delle big tech più influenti e, finora, era rimasta ai margini delle sue consuete polemiche, con il CEO Satya Nadella che aveva mantenuto rapporti relativamente distesi con il presidente. Ora però il quadro cambia e la vicenda rischia di trasformarsi in un caso politico-industriale di rilevanza internazionale, in cui le accuse personali di Trump si mescolano a tensioni geopolitiche e a decisioni strategiche di una delle aziende più potenti al mondo.
Bisognerà attendere per capire se questa sarà solo l’ennesima sortita mediatica del presidente USA o se, al contrario,avrà conseguenze reali sui rapporti tra la politica statunitense e il gigante di Redmond; quel che è certo è che, ancora una volta, Trump dimostra di saper catalizzare l’attenzione, anche quando il terreno dello scontro si sposta dal tradizionale campo politico a quello, sempre più cruciale, della tecnologia globale.
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