La riforma relativa alla legge sul diritto d’autore, da tempo allo studio da pare della Commissione Europea, rischia seriamente di portare l’Europa in un nuovo Medioevo digitale, con censura e tasse sui link. La scorsa settimana è arrivato il via libera da parte del Comitato dei rappresentanti permanenti e ora tocca a Parlamento e Commissione Europea decidere in merito.

Rispetto alla bozza iniziale, che aveva suscitato non poche perplessità presso i sostenitori della libertà online, ci sono stati pochi cambiamenti e secondo quanto riporta Julia Reda, del Partito Pirata Tedesco, la situazione è davvero rischiosa.

In netto contrasto con quanto avvenuto per il GDPR, gli esperti concordano quasi all’unanimità che la legge sulla riforma del diritto d’autore, così come è ora, è davvero pessima. Se ne caso del GDPR le istituzioni UE hanno fatto molti cambiamenti per contrastare gli interessi delle grandi lobby commerciali, nella riforma del diritto d’autore stanno facendo l’esatto contrario, concedendo loro esattamente quello che vogliono.“”

In sostanza sono due i punti chiave della riforma: link tax e sistema di censura. Se la riforma dovesse essere approvata gli editori potrebbero chiedere un compenso ai motori di ricerca per consentire loro di mostrare i propri contenuti per un anno (inizialmente si parlava addirittura di 20 anni).

La regola si applicherebbe anche a parti di articolo, ad esempio alle snippet che accanto al titolo forniscono un breve riassunto. Sembra che non sia bastato l’esempio della Spagna, dove Google ha chiuso immediatamente il servizio Google News dopo l’introduzione di una tassa sui link.

Anche in Germania gli editori hanno provato uno scontro a muso duro salvo dover fare rapidamente marcia indietro dopo il danno dovuto alla netta riduzione della visibilità online. Inoltre la posizione del Consiglio Europeo sembra molto vaga e vorrebbe concedere a ogni Stato la massima libertà sulla link tax, decidendo autonomamente le dimensioni massime dello snippet gratuito.

La decisione è inspiegabile nell’ottica di un Mercato Unico Digitale, visto che 28 leggi diverse sarebbero l’esatto contrario di uno standard unico, rendendo difficile la vita per chi dovrà pubblicare le notizie. Si prospetta quindi un periodo di azioni legali, caos e confusione che difficilmente potrà giovare a qualcuno.

La seconda novità riguarda la responsabilità delle piattaforme Internet in merito ai contenuti caricati dagli utenti. La nuova legge prevede che le piattaforme rispondano direttamente in merito alle eventuali violazioni sui diritti d’autore, obbligandole di fatto a dotarsi di filtri automatici.

Per evitare le accuse di violazione, le piattaforme dovrebbero dimostrare di aver fatto quanto in loro possesso per prevenire la pubblicazione di contenuti protetti da copyright, ma si tratta di una decisione che spetta solo ai responsabili delle piattaforme. Come dire “Non sei obbligato a usare dei filtri, ma se non lo fai ti ritengo responsabile e ti multo.””

È facile immaginare quanti contenuti leciti saranno censurati preventivamente per evitare guai legali. Di tutto questo non beneficerà il cittadino europeo, che avrebbe dovuto sapere con chiarezza quali contenuti sono condivisibili e quali no. In tutto questo l’Italia si dimostra molto incline all’adozione delle nuove normative e propone un prolungamento della durata della link tax, costringendo anche le piattaforme no-profit a dotarsi di filtri. Inoltre la presenza di filtri, secondo i rappresentanti italiani, non dovrebbe mettere al riparo le piattaforme, che dovrebbero rispondere nei tribunali civili per eventuali violazioni. Difficile, secondo la Reda, non vedere un sistema di lobby alle spalle di tutto questo.

Cosa ne pensate in merito? Devono essere inaspriti i controlli, a costo di rischiare una censura spietata, o bisogna studiare norme più realistiche? Il box dei commenti è a vostra disposizione.