L’ex ingegnere capo di Uber avrebbe sottratto a Google segreti industriali riguardanti le tecnologie LiDAR e guida autonoma sviluppate dall’azienda di Mountain View. Ora Antony Levandowski ha ricevuto 33 capi di accusa, tra cui furto e spionaggio, durante il periodo in cui lavorava per Google: rischia oltre 10 anni di carcere, oltre al pagamento di una multa fino a 250.000 dollari per ogni violazione commessa, e alla restituzione dei documenti sottratti.

Secondo la ricostruzione dei fatti, Antony Levandowski avrebbe lasciato Google nel Gennaio 2016 per poter fondare una sua azienda, Otto, specializzata in veicoli pesanti a guida autonoma come furgoni e camion. Nei mesi precedenti alla presentazione delle sue dimissioni, Levandowski avrebbe sottratto documenti riguardanti la tecnologia per il rilevamento degli oggetti e la guida autonoma da Google.

La sua azienda fu poi comprata da Uber, e Levandowski divenne un ingegnere Uber, ma per poco tempo: nel Maggio 2017 l’azienda, allora sotto accusa da Waymo, lo spin-off di Google specializzato nella tecnologia a guida autonoma, ha infatti licenziato l’ex ingegnere. Probabilmente Uber ha cercato di evitare ulteriori investigazioni per crimini commesse da Levandowski in un momento delicato in cui affrontava il gigante delle ricerche online, ma i motivi veri del licenziamento restano un mistero.

“Tutti noi abbiamo il diritto di cambiare lavoro. Nessuno ha il diritto di riempirsi le tasche sulla strada verso la porta. Il furto non è innovazione”: suonano come un monito le parole del procuratore David L. Anderson del distretto Nord della California. A causa delle accuse mosse, Levandowski ha abbandonato la sua attuale posizione di CEO nell’azienda Pronto AI, un’altra startup specializzata in camion a guida autonoma.

Finora, l’ex ingegnere di Google e Uber ha rifiutato di collaborare invocando il Quinto Emendamento: appellarsi ad esso significa avvalersi della facoltà di non rispondere, così da evitare di testimoniare contro se stesso.