In questo periodo caratterizzato dall’emergenza per la pandemia di Coronavirus e dalle varie misure prese dal Governo per contrastarla si fa un gran parlare di smart working e di metodi di didattica a distanza.

Le imprese già da settimane, infatti, sono state invitate ad adottare tutte le misure per consentire ai lavoratori di continuare a svolgere le rispettive attività dalle proprie abitazioni ed i vari istituti scolastici italiani si sono dovuti adeguare all’impossibilità di proseguire con le normali attività, puntando sulle lezioni in via telematica.

Ma quante sono le famiglie italiane ad avere le concrete possibilità di sfruttare questo tipo di soluzioni? A tale domanda risponde in parte uno studio dell’Istat (“Spazi in casa e disponibilità di computer”), secondo il quale il 27,8% degli italiani vive in condizioni di sovraffollamento abitativo mentre si arriva al 41,9% se si prendono in considerazione le famiglie con minorenni.

In Italia una famiglia su tre non ha computer o tablet

Ancora più preoccupante è il dato relativo alla disponibilità di un computer o un tablet: il 33,8% delle famiglie italiane non possiede uno di questi dispositivi (solo il 14,3% della famiglie con un minorenne).

Nel 22,2% dei casi le famiglie italiane hanno un dispositivo elettronico (PC o tablet) per ogni componente del nucleo mentre la situazione peggiora nel Meridione, ove il 41,6% delle famiglie non ha un computer in casa (solo il 14,1% ha un computer o un tablet per ogni componente del nucleo).

Alla luce di tali dati, parlare di smart working ed e-learning diventa piuttosto complicato.

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